1 novembre, liturgia di tutti i Santi a Santa Maria in Trastevere, in memoria di coloro che sono morti per gravi malattie

L'omelia di don Marco Gnavi - Mt 5, 1-12

Il 1 novembre, memoria di Tutti i Santi, la Comunità di Sant'Egidio ricorda in una liturgia a Santa Maria in Trastevere tutti coloro che sono morti di gravi malattie, a cui negli anni si è fatta vicina. Di ognuno di loro si ricorda il nome, perchè con ognuno la Comunità ha scritto una storia di amicizia personale che non finisce perchè "forte come la morte è l'amore".

Letture del giorno

Omelia di don Marco Gnavi

Cari fratelli e care sorelle,

oggi è la festa luminosa di tutti i santi. Splendono in cielo e nell’immaginetta che riceveremo in dono al termine di questa nostra Liturgia, circondano il Signore Gesù, che ha dato la sua vita per i suoi amici e ha guarito i malati. E accanto a lui siede sullo stesso trono Maria sua madre, che è anche madre nostra, come nel nostro abside di S. Maria in Trastevere. La luce del Regno dei cieli avvolge tutti i santi, anzi loro stessi sono luminosi. Sono luminosi perché sono beati. La Beatitudine è gustare la dolcezza del suo amore e la sua misericordia senza fine, anche quando si è nel pianto, anche quando si è spogliati di tutto e ci si scopre poveri, senza altra difesa della misericordia e della preghiera. Come i poveri di spirito. Anche e soprattutto quando si è afflitti. E noi, in questa memoria e in questa festa ricordiamo i nostri cari e tutti i gli amici che ci hanno lasciato, con affetto, con tenerezza, ricordando la loro sofferenza e la loro speranza, che ha trovato la risposta più grande in Gesù. Questa festa ci dice infatti che né la malattia né la morte possono spezzare i legami che ci uniscono, quando al centro della nostra vita c’è il Signore.

Gesù ha percorso questa nostra terra andando incontro e cercando quanti sono affamati e gli assetati di giustizia: fra loro tante persone sofferenti che ingiustamente hanno patito la negazione dell'accesso alle cure, precluse a una parte del mondo e ha promesso: "Saranno saziati", parlando alla folla raccolta intorno a lui sul monte. Non solo nei tempi ultimi, ma oggi. Perché Gesù, accompagnato da un piccolo popolo di miti, di misericordiosi, di cercatori di pace, ha combattuto la morte con la creatività e la gratuità dell'amore, credendo che ovunque, a Roma, ma anche in tanti paesi Africani a noi cari, deve e può trionfare la vita. I poveri e fra questi i malati "saranno saziati", perché il Vangelo di Gesù è il cibo che rianima la speranza, che dà la forza per lottare; è pane che spezzato in mezzo a  questo popolo, sfama folle intere.

I nostri fratelli e le nostre sorelle, per i quali accenderemo una luce segno di resurrezione, non sono più segnati dalla paura, e non solo, sono liberati dalla paura quanti li hanno soccorsi e amati. L’unico vero contagio, in questo popolo, è quello della speranza, della tenerezza, della preghiera, della lotta con le armi del bene.

Gesù infatti, a differenza di quanti si tenevano a distanza, si è avvicinato ai malati nei villaggi della Galilea, la sua terra; si è fermato con ciascuno di loro, ne ha toccato le ferite, ha imposto loro le mani, gli ha offerto guarigione e il suo sguardo, che penetra il cuore e rivela i sentimenti. Li ha liberati dalla vergogna e dal timore. Molti sono diventati testimoni del suo Vangelo e sono poi giunti con lui sino a Gerusalemme. Hanno trovato una forza nuova, e anche passando attraverso la passione e la morte hanno fatto esperienza vera della Pasqua, della resurrezione. A loro volta hanno guarito chi era intorno a loro dalla malattia più profonda che è l’indifferenza e la distanza.

Quante volte una piccola grande folla di amici ha gioito insieme a loro per le meraviglie che il Signore ha operato. E così il Regno dei cieli si è affacciato su questa terra. Ha spezzato il dominio della morte. Ha circondato di amore il più fragile e ne ha fatto brillare la vita, sino alla fine, anche quando era solo una piccola scintilla. Ha circondato di onore, di dignità ogni esistenza ferita, donandogli fratelli, sorelle, aiutandoci a orientare lo sguardo verso di lui. Provocandoci alla fede. E quando sembrava difficile, nella tempesta della prova e del dolore, ci ha messo accanto una madre, che ci ha tenuto la mano e ci ha parlato di lui, del Signore, offrendoci consolazione. Anche quando sappiamo di non essere ancora santi, ricordiamoci com’è bello il canto e la preghiera antica della Chiesa, che risuona spesso in questa nostra basilica “Sotto la protezione della tua misericordia, ci rifugiamo, Madre di Dio. Non disdegnare nella difficoltà le nostre suppliche, ma liberaci dai pericoli, tu la sola santa e benedetta”.

Cari fratelli, l’amore purifica. Questa festa ci dona un cuore più puro, perché più credente e grato. Gesù ha detto: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”. E noi lo vediamo, lo contempliamo al centro della moltitudine immensa dei nostri cari, dei nostri amici, tanto grande, che, come dice l’Apostolo Giovanni nel libro dell’Apocalisse, nessuno poteva contare. E tutti stavano in piedi, davanti all’Agnello e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: “La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono e all’Agnello”. Che la nostra preghiera, con gratitudine, si unisca alla loro voce. Amen

Preghiera

O Signore,
che doni nuova vita e salvezza a tutti quelli che ti invocano,
tocca con il tuo amore la vita di chi soffre,
come toccasti sanando il corpo e il cuore di tanti malati
e dona loro guarigione, pace e salvezza.
O Signore, che hai chiamato coloro che soffrono e hai aperto loro le porte del tuo Regno,
dona anche a noi la beatitudine di gustare la dolcezza del tuo amore e la tua misericordia senza fine.
O Signore Gesù, che vinci la morte e ogni male,
aiutaci a credere in te,
sostienici nella tua speranza
e guidaci verso il tuo Regno di pace, per ora e per sempre.
Amen 

Preghiera scritta da Marilena