Alluvione a Livorno: la Comunità, insieme ai nuovi europei, in aiuto delle persone colpite

La notte del 10 settembre una violenta alluvione ha colpito Livorno, causando la morte di nove persone e moltissimi danni.

Nelle prime ore del mattino, sono caduti sulla città oltre 250 mm di pioggia, una quantità di acqua pari a quella che cade, normalmente, in 6-8 mesi. La violenza delle acque ha cambiato completamente, dal punto di vista orografico, il volto sud della città; in questa zona, più collinare, l'acqua ha trascinato via, verso il mare, i piccoli ponti gettati sui “rii” per collegare i borghi alla città, i muri divisori dei campi e delle proprietà, porzioni di case, alcune costruite troppo vicino agli argini di piccoli torrenti, del tutto secchi fino alla notte prima dell’alluvione.

Molte case sono inagibili, in altre abitazioni è stata interrotta l'erogazione di luce e gas, tanti sono ospiti da parenti e amici o negli alberghi. Allagamenti e smottamenti hanno trascinato via anche i ricordi di una vita, mobili, oggetti, vestiti, lasciando un senso di incertezza e precarietà.

Abbiamo incontrato tanti anziani: N., un'anziana di Campobasso da 50 anni a Livorno, dice “Torneremo a raccogliere le more”, per consolare la sua amica S., anche lei anziana, che ha visto scivolare via il piano terreno della sua abitazione. È riuscita a scappare salendo al piano di sopra, aggrappandosi alla ringhiera della terrazzina, con fatica, mentre la melma le impediva il movimento delle gambe.

S. racconta di essere miracolosamente scampata al fango che ha invaso rapidamente la casa, premendo con forza inaudita su porte e infissi. La sua casa, come molte altre in quella zona, rimane tra i due letti del Rio Ardenza, che incredibilmente ha straripato.

Ma la gente ha voglia di reagire. Tanti ci hanno chiesto di aiutare. E la Comunità, con molti altri in città, con gli studenti della scuola di italiano, tra cui tanti ragazzi profughi, gli amici e molte altre persone, si è subito mobilitata per portare aiuto e fare coraggio alle persone colpite.
In alcuni casi è stato necessario liberare dal fango le case, spostare arbusti e recinzioni crollate o franate, pulire e cercare di recuperare la mobilia. Ma soprattutto, parlare e stare vicino, portare calore e sostegno, raccogliendo i racconti.