PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Liturgia della domenica
Parola di Dio ogni giorno

Liturgia della domenica

XXVIII del tempo ordinario.
Memoria di san Callisto papa (+222). Amico dei poveri, fondò la casa di preghiera sulla quale sarebbe sorta la basilica di Santa Maria in Trastevere.
Leggi di più

Libretto DEL GIORNO
Liturgia della domenica
domenica 14 ottobre

XXVIII del tempo ordinario.
Memoria di san Callisto papa (+222). Amico dei poveri, fondò la casa di preghiera sulla quale sarebbe sorta la basilica di Santa Maria in Trastevere.


Prima Lettura

Dal libro della Sapienza 7,7-11

Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza,
implorai e venne in me lo spirito di sapienza.
La preferii a scettri e a troni,
stimai un nulla la ricchezza al suo confronto,
non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,
perché tutto l'oro al suo confronto è come un po' di sabbia
e come fango sarà valutato di fronte a lei l'argento.
L'ho amata più della salute e della bellezza,
ho preferito avere lei piuttosto che la luce,
perché lo splendore che viene da lei non tramonta.
Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni;
nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.

Salmo responsoriale

Salmo 89 (90)

Antifona

Sia su di noi la tua bontà, o Signore.

Signore, tu sei stato per noi un rifugio
di generazione in generazione.

Prima che nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, Dio.

Tu fai ritornare l'uomo in polvere
e dici: "Ritornate, figli dell'uomo".

Ai tuoi occhi, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.

Li annienti: li sommergi nel sonno;
sono come l'erba che germoglia al mattino:

al mattino fiorisce, germoglia,
alla sera è falciata e dissecca.

Perché siamo distrutti dalla tua ira,
siamo atterritti dal tuo furore.

Davanti a te poni le nostre colpe,
i nostri peccati occulti alla luce del tuo volto.

Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua ira,
finiamo i nostri anni come un soffio.

Gli anni della nostra vita sono settanta,
ottanta per i più robusti,

ma quasi tutti sono fatica, dolore;
passano presto e noi ci dileguiamo.

Chi conosce l'impeto della tua ira,
tuo sdegno, con il timore a te dovuto?

Insegnaci a contare i nostri giorni
e giungeremo alla sapienza del cuore.

Volgiti, Signore; fino a quando?
Muoviti a pietà dei tuoi servi.

Saziaci al mattino con la tua grazia:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.

Rendici la gioia per i giorni di afflizione,
per gli anni in cui abbiamo visto la sventura.

Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e la tua gloria ai loro figli.

Sia su di noi la bontà del Signore, nostro Dio:
rafforza per noi l'opera delle nostre mani,
l'opera delle nostre mani rafforza.

Seconda Lettura

Dalla lettera agli Ebrei 4,12-13

Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.

Lettura del Vangelo

Alleluia, alleluia, alleluia !

Ieri sono stato sepolto con Cristo,
oggi risorgo con te che sei risorto,
con te sono stato crocifisso,
ricordati di me, Signore, nel Tuo Regno.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal vangelo di Marco 10,17-30

Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?". Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre". Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!". Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!". I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: "Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio". Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: "E chi può essere salvato?". Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: "Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio".
Pietro allora prese a dirgli: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito". Gesù gli rispose: "In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Ieri sono stato sepolto con Cristo,
oggi risorgo con te che sei risorto,
con te sono stato crocifisso,
ricordati di me, Signore, nel Tuo Regno.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Omelia

Il Vangelo ci mostra Gesù che riprende il cammino verso Gerusalemme. È un invito rivolto anche a noi perché ci lasciamo coinvolgere nell'itinerario della crescita spirituale. L'uomo di cui parla il Vangelo di Marco «corre» verso Gesù. Ha fretta di incontrarlo. E in questo è davvero esemplare rispetto alla nostra pigrizia nel seguire il Signore. Marco fa capire che si tratta di un adulto (per Matteo è un giovane). Comunque, a ogni età si può, anzi, si deve correre verso il Signore. Quest'uomo, giunto davanti a Gesù, gli si getta ai piedi e gli pone una domanda davvero centrale nella vita: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Lo chiama «buono» non per adulazione; lo pensa davvero. Ma Gesù lo corregge subito: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono se non Dio solo». Per noi, così pronti ad avere un'alta considerazione di noi stessi, l'affermazione di Gesù è una lezione. Solo Dio è buono, nessun altro. Tanto meno noi. E riconoscerlo non è una questione di umiltà, quanto di verità. Comprendere la propria debolezza e il proprio peccato vuol dire muovere il primo passo di quella corsa che ci porta verso il Signore. Quell'uomo corre da Gesù e si apre un dialogo. Gesù gli chiede se conosce i comandamenti e la risposta è che li ha osservati sin dalla giovinezza. È tutt'altro che un credente tiepido. Non so quanti di noi possono dare la stessa risposta alla domanda di Gesù.
L'evangelista nota: «Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò». Quella di Gesù è sempre una parola che vede, fissa lo sguardo, con amore sulla vita degli uomini. Anche oggi Gesù si rivolge a noi, e con la stessa intensità d'amore, ci dice: «Va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Il Vangelo chiede sempre un impegno, una decisione, una risposta. L'uomo ricco, quando le udì abbassò il volto, e si allontanò con la tristezza nel cuore. L'evangelista chiude amaramente dandone la ragione: «Perché aveva molte ricchezze». Anche Gesù in verità si rattristò, e molto; perdeva un amico, perdeva un discepolo; e lo perdevano anche tutti coloro ai quali quell'uomo avrebbe potuto annunciare la gioia del Vangelo.
«Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!», dice Gesù, e conclude: «È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Sono parole che dovrebbero spaventarci. Noi, infatti, figli di un mondo ricco, siamo tesi a prendere, a possedere, piuttosto che a dare, a offrire, a condividere. Gesù ci chiede di porre Dio al di sopra di tutto, anche dei beni che abbiamo, e di considerare i poveri come nostri fratelli verso i quali siamo debitori di amore e di aiuto. Quel che chiede il Signore ha i tratti di una rinuncia, e in parte lo è, ma è soprattutto una grande sapienza di vita. La risposta di Gesù alla richiesta che Pietro ha fatto a nome dei discepoli spiega concretamente le conseguenze di tale sapienza evangelica: chi abbandona tutto per seguire Gesù riceverà in questa vita il centuplo e, dopo la morte, la vita eterna. A volte si pensa che la vita evangelica sia solo privazione. Così pensò anche l'uomo ricco. In verità, la scelta di seguire il Signore sopra ogni cosa è sommamente "conveniente", non solo per salvare la propria anima nel futuro, ma anche per gustare «cento volte» di più la vita su questa terra. Chi mette Dio al primo posto nella sua vita entra a far parte della sua "famiglia", ove trova fratelli e sorelle da amare, padri e madri da venerare, case e campi ove lavorare.