Sant'Egidio tesse un accordo per la pace in Centrafrica

Firmata a Roma un'«intesa politica» fra il governo e i 14 gruppi ribelli. Ma gli scontri non si fermano

Potrebbe essere vicina la pacificazione del Centrafrica, la repubblica africana straziata da anni di guerra civile. È stato firmato a Roma, alla comunità di Sant'Egidio, un «accordo politico» che sulla carta assicurerebbe in poco tempo la pace nel Paese.
C'erano infatti, alla firma, i rappresentanti di tutti i 14 gruppi armati che si combattono tra di loro, il ministro degli Esteri centrafricano e un consigliere del presidente Touadéra, regolarmente eletto nel 2016. Ma anche, oltre ai rappresentanti di Sant'Egidio tra cui il presidente Marco Impagliazzo e all'inviato dell'Onu Parfait Onanga-Anyanga, osservatori del governo italiano, della comunità europea e del Parlamento centrafricano.
In collegamento, i tre rappresentanti della comunità interreligiosa che ha lavorato insieme a Sant'Egidio per arrivare a questo appuntamento, e cioè il cardinale cattolico Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, l'imam e il pastore protestante. Tutti uniti perché, come ha sempre detto il cardinale, «questa non è una guerra di religione, come tutto il mondo la considera ma una guerra per il potere, per accaparrarsi le risorse del Paese».
L'accordo prevede, spiega Impagliazzo, «il cessate il fuoco immediato; un processo di inserimento, e quindi di riconoscimento, dei gruppi di guerriglieri nelle Forze Armate regolari della Repubblica; la volontà di tutti a considerare il Centrafrica un territorio unico, e non come adesso, parcellizzato; il rispetto dei risultati elettorali del 2016. Infine la libera circolazione di persone e beni, anche per le organizzazioni internazionali umanitarie. Ad oggi, portare e distribuire aiuti è impossibile».
Sono non meno di 7 mila i morti di questa guerra, che ha anche prodotto 500 mila rifugiati, la maggior parte nei Paesi vicini. Un centrafricano su due è fuggito nelle campagne. Una sola tregua fu concessa, per la visita del Papa, il 29 novembre 2015, quando fu aperta la prima porta Santa del Giubileo della Misericordia, quella della cattedrale di Bangui. Una settimana dopo, l'8 dicembre, veniva aperta la porta di San Pietro.
Ieri, dopo la firma dell'accordo, che nei prossimi giorni si spera sia rispettato, sono avvenuti nuovi scontri, con oltre cento morti a 500 chilometri da Bangui. «A maggior ragione questo è un accordo molto importante - ha concluso il presidente di Sant'Egidio, Impagliazzo -. La situazione nel Paese è sempre più difficile».


[ M. Io. ]