ROMA. Sempre di più, sempre più poveri. Oltre alle cifre e alle fredde statistiche che raccontano una situazione che peggiora di anno in anno, la crisi economica, in Italia e a Roma, ha la faccia di chi ogni giorno entra in una delle 9 mense capitoline. Uomini e donne che si nutrono e sopravvivono anche grazie a questi centri attraverso i quali talvolta è possibile provare a censire un fenomeno in aumento. E non di poco. In un anno, gli ospiti delle mense convenzionate con il Campidoglio sono passati dalle 13-15 mila persone del 2012 alle 16-20 mila del 2013. Un più 20% che non calcola però il lavoro silenzioso di decine di parrocchie che, in tutta Roma, distribuiscono quotidianamente pasti ai più poveri.
A fotografare la situazione "ufficiale" è l'assessore ai servizi sociali Rita Cutini che due giorni fa ha incontrato le associazioni che gestiscono queste strutture e che più di altri sono a contatto diretto con le nuove povertà: «Mi hanno detto - spiega l'assessore - che nel 2013 hanno avuto una percezione importante dell'aumento delle persone in stato di bisogno a Roma, una crescita esponenziale di chi si è rivolto a loro per mangiare». In termini assoluti si parla di 138 mila pasti in più distribuiti quest'anno rispetto al 2012. «L'anno scorso abbiamo sostenuto il costo di 643 mila pasti, quest'anno abbiamo deciso di sostenerlo per 785 mila, un aumento di 138 mila, il 21% in più rispetto al 2012». Di quanti soldi si tratta? Perle casse del Comune di Roma alle prese con la discussione sul bilancio proprio in questi giorni si tratterà di sborsare 568 mila euro in più. «Io credo che le amministrazioni debbano fare di più per rispondere alla povertà- prosegue la Cutiniin giunta abbiamo voluto presidiare e difendere la spesa nel sociale».
Una posizione apprezzata dalle 9 associazioni che gestiscono altrettante mense, dalla Caritas al Centro Astalli, dalla Comunità di Sant'Egidio all'Associazione Matteo 25, dall'Esercito della Salvezza all'Opera Don Calabria, dalla Cooperativa Bottega Solidale alla Cooperativa SS. Pietro e Paolo Patroni di Roma fino alla Cooperativa Un Sorriso: «Mettere al primo posto chi non ha da mangiare, vuol dire rilanciare l'idea di una città, capitale anche nell'accoglienza». A preoccupare c'è soprattutto il profilo di chi si affaccia in una delle mense capitoline: ci sono commercianti, piccoli imprenditori in crisi, gli impiegati, gli anziani, sempre più italiani, a dimostrazione di un impoverimento che colpisce anche chi, fino a poco tempo fa, si sentiva garantito dalla propria attività.
«La crisi -racconta l'assessore -si è abbattuta in modo trasversale su tutte le classi sociali e noi troviamo nelle mense persone che non ci saremmo mai aspettati di vedere, le persone del nostro pianerottolo che ci vanno a causa della crisi economica, di un pagamento del mutuo, di negozi e piccole imprese che chiudono, di separazioni e divorzi che possono dare un colpo anche all'aspetto economico e reddituale delle famiglie». Per non parlare dei minori che vivono ìn povertà assoluta e che oggi a Roma, per il Campidoglio, sono 30 mila. Numeri che si vanno ad affiancare alle statistiche nazionali che parlano di quasi 5 milioni di persone, l'8% della popolazione, che vive in condizioni di povertà, il doppio rispetto al 2007. Di questi, oltre un milione sono minori.