Concerto e gelato per i detenuti del carcere di Poggioreale. Alle 14 di ieri 250 detenuti della casa circondariale recentemente intitolata a Giuseppe Salvia, si sono raccolti all'interno della chiesa per assistere al concerto di Enzo Gragnaniello, organizzato per loro dalla Comunità di Sant'Egidio. «Questo è il settimo anno in cui organizziamo il concerto a Poggioreale - spiega Antonio Mattone, membro della Comunità di Sant'Egidio - In uno dei periodi di peggior disagio per la popolazione carceraria perché, all'ormai cronico sovraffollamento, si aggiunge il caldo afoso, questo per noi è un modo per stare vicino ai detenuti». La Comunità di Sant'Egidio, «presente da anni nell'istituto con iniziative di solidarietà e promozione sociale, ha voluto essere vicina ai detenuti, grazie alla sensibilità di Enzo Gragnaniello, con un pomeriggio di solidarietà e di buona musica».
La musica di Enzo Gragnaniello ha scaldato i cuori dei detenuti, che hanno cantato insieme a lui e gli hanno chiesto alcuni pezzi particolari, come quello scritto per la cantante partenopea Maria Nazionale a Sanremo. Un pomeriggio diverso per gli ospiti del carcere, che hanno potuto avere un contatto con il inondo esterno e hanno potuto vivere un momento di normalità ascoltando un concerto e mangiando un gelato. Questo di Poggioreale è il terzo evento organizzato, per questa estate, dalla Comunità di Sant' Egidio. Gli altri due si sono svolti nelle carceri di Pozzuoli e Secondigliano ed è prevista una quarta tappa a Santa Maria Capua Vetere, con Valentina Stella. «E un momento meraviglioso che laComunità di Sant'Egidio propone - commenta la direttrice del carcere di Poggioreale Teresa Abate - è un momento di gioia e di contatto con il mondo esterno che rientra nelle metodologie di trattamento dei detenuti.
A rotazione i detenuti partecipano agli eventi che si organizzano all'interno della struttura, ma io premio sempre l'impegno dei detenuti lavoratori». Nonostante il momento difficile che il carcere sta attraversando a causa del sovraffollamento, l'amministrazione e la Comunità di Sant'Egidio continuano a regalare ai detenuti momenti di normalità. «Per il carcere e un momento difficile - conclude Antonio Mattone - bisogna fare qualcosa di concreto, ad esempio un'amnistia.
Per quanto riguardale misure alternative alla detenzione, non devono rimanere solo su carta e poi il 30% dei detenuti è tossicodipendente, dovrebbe stare in strutture di recupero e non qui. Anche la situazione degli immigrati va rivista. Dopo il gesto di Papa Francesco a Lampedusa, bisognerebbe cominciare a guardare gli stranieri in un altro modo. Nel frattempo noi restiamo vicini ai detenuti, ogni settimana la comunità è presente in carcere, soprattutto per quelli che non fanno colloqui e non hanno nemmeno il sapone perlavarsi.