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2 Marzo 2015

Perché è importante l'appello per la riconciliazione in Centrafrica firmato a Sant'Egidio?

Ne parliamo con Mauro Garofalo, della Comunità di Sant'Egidio, che ha seguito tutte le fasi delle trattative che hanno portato alla firma dell'accordo preelettorale tra le principali personalità del Paese.

 
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Lo scorso 27 febbraio è stato firmato nella sede della Comunità di Sant'Egidio a Roma un appello al popolo centrafricano e alla comunità internazionale per la riconciliazione nazionale e il sostegno al processo di ricostruzione politica e istituzionale, sottoscritto dalle maggiori personalità del Paese africano, tra cui quattro ex primi ministri, la vice presidente del parlamento di transizione e la presidente del Comitato per il “Forum nazionale di Bangui”. La firma dell'accordo preelettorale, definito da Andrea Riccardi come "un segnale di speranza per tutti", è stata salutata con soddisfazione anche dai Paesi limitrofi.
Abbiamo chiesto a Mauro Garofalo, della Comunità di Sant'Egidio, che ha seguito tutte le fasi del processo che ha portato alla firma del documento, perché questo accordo rappresenta una tappa importante per la pacificazione e la stabilità del Centrafrica e di tutta la regione.
 
 
Qual è attualmente la situazione in Centrafrica?

"Il Centrafrica da due anni vive un momento particolarmente difficile a causa dell’instabilità e della violenza diffusa. Il colpo di stato del marzo 2013 ha fatto piombare il Paese in una situazione grave, e ancora oggi la comunità internazionale si sforza di sostenere il Paese. Su una popolazione che conta poco meno di 5 milioni di abitanti, oltre 400 mila di questi sono rifugiati nei Paesi vicini mentre un milione di persone vivono nella condizione di IDP (Internal Displaced Person), cioè "sfollati interni".
La transizione voluta dalla comunità internazionale per traghettare il Centrafrica verso le elezioni si avvicina al suo termine, le elezioni presidenziali dovranno dare un presidente al Paese entro agosto 2015. Purtroppo in molte zone operano gruppi militari (Seleka, anti-Balaka e altri) che impediscono il controllo del territorio e causano continue violenze".
 
 
Cosa succederà in Centrafrica con la firma dell'accordo preelettorale?
 
"L’incontro di Sant’Egidio rappresenta un importante passo verso la riconciliazione. La presenza tra i delegati dei maggiori esponenti dei principali partiti è un fatto senza precedenti. Saranno infatti i partiti che dovranno esprimere la leadership del Paese, e la campagna elettorale è già iniziata. L’appello/dichiarazione di Roma intende stabilire tra i partiti in competizione un accordo per un pacifico e democratico svolgimento delle elezioni e lancia l’idea di un lavoro comune, anche dopo le consultazioni elettorali, nel rispetto democratico tra vincitori e vinti. Il documento congiunto ha voluto prendere la forma di un appello patriottico al popolo centrafricano, mediante il quale i politici presenti (tra cui 4 ex primi ministri) si impegnano a rimettere la politica al centro della vita del Paese, perché il Centrafrica possa rinascere nella concordia e nella democrazia".
 
Perché questo accordo è importante non solo per il Centrafrica ma anche per tutta la regione?
 
"La Repubblica Centrafricana, con la sua instabilità e la presenza di gruppi armati transfrontalieri, rappresenta un grave problema per l’intera regione. La presenza stessa di decine di migliaia di rifugiati nei paesi vicini costituisce un’emergenza umanitaria dalla gestione difficilissima. Il Centrafrica si trova al centro di uno scenario problematico, la presenza di Boko Haram tra Nigeria, Ciad e Camerun, gli scontri in Sud Sudan (a cui si potrebbe aggiungere la presenza nell’est del paese dei guerriglieri LRA, Lord Resistance Army) ci dicono chiaramente che il ritorno alla stabilità avrà un’importanza fondamentale per tutta l’area, come ribadito più volte dai governi dei paesi confinanti e dalla comunità internazionale.
Per troppo tempo infatti il Centrafrica è stato considerato un safe haven per ogni tipo di guerriglia, ed è arrivato il momento che istituzioni forti e legittime riprendano progressivamente le redini del paese".
 
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