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10 Septiembre 2012 09:30 | Muslim Madresa (Gazi Husrev-begova medresa)

Il mediterraneo, spazio di incontro, reti di conoscenza e tentativi di convergenza



Maroun Lahham


Catholic Archbishop, Patriarchate of Jerusalem

Nella mentalità biblica, il mare rappresenta il potere del male, le potenze incontrollabili. Oggi non è più così. Il mare, e in particolare il Mediterraneo, è uno spazio di incontro, che offre delle reti di conoscenza e delle possibilità di convergenza preziose. La vocazione del Mediterraneo è quella di essere un ponte che unisce le differenze nell'armonia. Due concetti sono necessari per la realizzazione di questa vocazione ad essere spazio di incontro: conoscenza e convergenza. Non conoscenza senza convergenza, né convergenza senza conoscenza. Una conoscenza senza convergenza è un lusso intellettuale e una convergenza senza conoscenza non può dare alcun risultato, perché priva di fondamenti seri.

Cosa debbono sapere le due rive del Mediterraneo l'una dell'altra per poterci incontrare? Cito qualche punto per rispettare i limiti di tempo.

- sapere che le due rive del Mediterraneo sono differenti (geografia, storia, lingua, civiltà, mentalità, psicologia, cultura, appartenenza religiosa).

- sapere - ed essere convinti - che lo scopo dell'incontro è quello di fare di queste differenze degli elementi che arricchiscano vicendevolmente e non dei motivi di confronto e di crisi e ancor meno di conflitto.

- imparare e informarsi il più possibile sull'altro (la sua storia, i suoi valori, la sua mentalità, la sua memoria storica, le sue convinzioni religiose, le sue sensibilità). E' stato suggerito che i paesi del medio oriente e del nord Africa studino il cristianesimo nelle loro scuole e che i paesi europei facciano altrettanto per l'Islam.

- studiare una buona volta, con uno sguardo obiettivo - nella misura del possibile - e cercare di guarire le ferite del passato, e del presente, con attitudini di magnanimità, di larghezza d'animo, di perdono e di riconciliazione (invasioni, guerra nord sud, crociate, colonialismo)

- conoscere i bisogni delle due rive del Mediterraneo (spirituali, etici, intellettuali, materiali, economici) e rispondervi con generosità e gratuità.

- essere coscienti dell'importanza fondamentale d'un certo livellamento economico delle due rive del Mediterraneo, che permetterà di stabilire una rete di incontro obiettivo e serio, senza complessi di superiorità o di inferiorità - a livello economico ad esempio - di potenza o di dipendenza. La storia, il buon senso e l'esperienza dicono che senza un certo senso di uguaglianza, non è facile stabilire relazioni serene e fruttuose tra le due rive del Mediterraneo, se veramente vogliamo chiamarlo mare nostrum. Detto ciò, è certo che ci vuole una volontà politica per far nascere questi atteggiamenti.

- guardare con realismo i problemi concreti che affrontano gli uomini e le donne delle due rive del Mediterraneo (immigrazione legale o illegale, sfruttamento, alienazione culturale e religiosa, valori contro valori, crisi morale, crisi familiare, paura davanti alla crescita dell'Islam, fondamentalismo religioso dalle due parti, ripiegamento su di sé, integrazione spesso problematica, ecc.).

Che mi sia concesso di parlare, essendo un vescovo cattolico arabo di cultura arabo-musulmana, della dimensione religiosa dell'incontro, e delle sue ricadute sui diversi popoli coinvolti. Una cosa è chiara: l'Occidente ha una matrice culturale cristiana e l'Oriente - così come l'Africa del nord- ha una matrice culturale musulmana, intimamente legata alla fede musulmana, anche se questo non appare evidente nella riva nord. Per dissipare eventuali malintesi tra una presenza storica di cristiani tra i paesi arabi e la presenza recente, ma sempre più forte dell'Islam in Europa, ecco alcuni punti che permettono di avere le migliori relazioni possibili tra questi due mondi:

- la presenza cristiana nei paesi arabi - almeno nei paesi del medio oriente - non si può comparare con la presenza musulmana in Europa. I cristiani arabi sono del paese e ne condividono la storia, la lingua e la cultura con i loro concittadini musulmani.

- la presenza musulmana in Europa è un fenomeno storico relativamente recente, ma irreversibile. Lo si deve trattare con la più grande serietà, senza pregiudizi, senza paura e senza ingenuità, con spirito aperto ed obiettivo.

- la presenza musulmana in Europa può rappresentare una opportunità per l'Europa e per l'Islam, ma può anche divenire fonte di malintesi e di conflitti. Per l'Europa - parlo sempre della dimensione religiosa - è, positivamente, un richiamo ad avere una identità più forte, a tornare a valori spirituali e morali che si andavano perdendo, e forse anche a ripensare un nuovo modo di concepire la separazione tra la chiesa e lo stato. Ma è anche un'opportunità storica per l'Islam. Perché un Islam europeo, in regime di minoranza, è obbligato ad entrare nel mondo del pluralismo religioso e culturale, a dotarsi di una giurisprudenza (fiqh) fatta per un Islam minoritario e ad acquisire una mentalità, sempre rispettosa, ma un po' critica di qualche nozione religiosa che non fa strettamente parte del nucleo della fede. L'Islam ha tutto da guadagnare da questa possibilità che gli è offerta e ne uscirà sempre più fedele alla sua fede, Islam autentico, ma più libero - o piuttosto liberato - e di conseguenza più forte e più credibile.

- l'Europa deve aiutare l'Islam europeo in questo grande sforzo verso la cultura della modernità e del pluralismo. Essa deve mostrare molta pazienza, sopportare qualche rifiuto, aspettarsi dei passi avanti e altri indietro, negoziare delle soluzioni. Tutto questo vale la pena, perché il risultato sarà benefico per tutti.

 Incontro, conoscenza e convergenza, i tre concetti sono complementari. I veri risultati saranno raggiunti quando, all'incontro, alla conoscenza e alla convergenza si unirà l'amore che è più forte di tutto.

Grazie.

 

Mensaje del Papa para el Encuentro de Sarajevo
Benedicto XVI

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